Purtroppo nell’est del Burkina le emergenze si sovrappongono: a problemi climatici e al terrorismo che non da tregua, si sovrappone adesso il problema del Covid 19.
Ci siamo chiesti cosa potesse fare una piccola associazione come Alizeta per dare il suo contributo ed abbiamo pensato ai “deplacés”.
Ciò che rende gli sfollati interni diversi da quelli che normalmente consideriamo rifugiati è che, non avendo attraversato un confine, non sono coperti nemmeno dalle convenzioni internazionali.
Queste persone che hanno dovuto lasciare il poco che avevano per fuggire alla morte e al terrore (l’ultimo attacco è stato pochi giorni fa) si ritrovano assembrate con una esistenza precaria e ci sono sembrate le più fragili.
Abbiamo individuato una realtà di questo tipo, particolarmente sofferente, nell’est del paese in cui intervenire: Matiacoli e, con l’appoggio delle autorità e delle associazioni locali abbiamo iniziato un lavoro di sensibilizzazione e prevenzione del virus.
Sono state installate delle postazioni per il lavaggio delle mani
e abbiamo distribuito 3.000 mascherine (prodotte localmente, attivando quindi delle microeconomie locali).
Inoltre, in Burkina, da pochi giorni è obbligatorio indossare la mascherina nei luoghi pubblici, mascherina che ognuno deve procurarsi con mezzi propri; questo crea una ulteriore discriminazione perché chi non è in grado di procurarsela, non può accedere ai mercati o ad altri luoghi pubblici.